PRESCRIZIONE, MASCHERIN (CNF): “DAVIGO TEORIZZA SOCIETA’ FONDATA SUL PRINCIPIO DI COLPEVOLEZZA”
“Per valutare le tesi sulla prescrizione del Consigliere Davigo, apparse sul Fatto Quotidiano di oggi, si deve rispondere a una prima domanda, ossia se è possibile escludere la fallibilità di pubblici ministeri e giudici”. Lo scrive il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin in un editoriale che sarà pubblicato integralmente domani sul quotidiano Il Dubbio.
“Ipotizziamo anche – è il ragionamento di Mascherin - che i dati, che ci consegnano circa mille errori giudiziari accertati all’anno (sempre di innocenti ingiustamente condannati), siano veritieri. Se si dovesse ritenere opportuno evitare condanne ingiuste, allora dovremmo concludere che i Padri Costituenti, considerando la possibilità di errore di avvocati e magistrati, abbiano voluto costruire un sistema fondato sulla presunzione di non colpevolezza, sul rispetto della persona, sul fine anche rieducativo della pena”.
“Ora, l’avvocatura – continua Mascherin - per vocazione e convinzione rispetta le tesi di chiunque, nella rigorosa applicazione del principio dialettico, e quindi anche quelle del consigliere Davigo, che propongono un’idea di giurisdizione e di società che pare essere fondata sulla presunzione di colpevolezza, sulla funzione esclusivamente retributiva della pena, sulla superfluità dell’esercizio del diritto alla difesa. Una tesi astrattamente legittima (magari forse costituzionalmente poco orientata) e comunque da rispettare, seppur impossibile da condividere da parte dell’avvocatura italiana, che vede ogni giorno uccisi, imprigionati, scomparsi, centinaia di colleghi che nel mondo si battono per le libertà. Lo abbiamo detto tante volte. Prima di far pesare le disfunzioni dello Stato sui cittadini, bisognerebbe intervenire con definitivi e decisivi investimenti in organico di magistrati, personale amministrativo, strumenti e edilizia giudiziaria”.
"Ma se, discostandoci per un attimo dalle tesi di Davigo, - è la conclusione del presidente del Consiglio nazionale forense - ipotizzassimo, sempre ed esclusivamente per amor di tesi, che anche pm e giudici possano sbagliare, e che dunque sia molto pericoloso per la nostra democrazia comprimere il diritto alla difesa, allora dovremmo concludere che i nostri Padri Costituenti siano stati molto lucidi e consapevoli nel considerare inviolabile quel diritto. Certo anche questa è una tesi, con il dubbio però che questa sia la tesi fondante il nostro Stato di diritto”.